A SOCIAL LIVING SCULPTURE

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HEAR THE WAY YOU LOOK – THINK THE WAY YOU WALK
THE WANDERING CEMETERY
INTRUDES INTO THE CITY
A LIVING SCULPTURE – UNA SCULTURA SOCIALE

Night descent into the city by way of symbols and thoughts, tens of thousands of dead rise from the Veneto Alpine plateaux

conceived and directed by Alberto Peruffo
editing video by Valerio Folco
music by Lorenzo Menato

[52nd International Art Exhibition La Biennale di Venezia – City of Vicenza 2007]

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SENTIRE COME CHI GUARDA - PENSARE COME CHI CAMMINA

THE WANDERING CEMETERY
INTRUDES INTO THE CITY
A LIVING SCULPTURE - UNA SCULTURA SOCIALE
discesa notturna in città, mediante simboli e pensieri, di decine di migliaia di morti dagli altipiani veneti

Strani presagi si alzano dalla pianura veneta. L’aria è irrespirabile.
Il tessuto urbano fagocita il tessuto umano. Basi di morte sradicano fondamenta di vita.
I morti degli altipiani, decine e decine di migliaia, di molteplici nazionalità, si svegliano.
Decidono di scendere. Indagano. Vogliono sapere come agiscono i vivi. Passano tra loro, di notte.
Testimoniano e lasciano ciò che resta per noi, di loro, e per loro, di noi: il silenzio.
 

portfolio APPARIZIONE NOTTE DEL 9 GIUGNO
COLLE DELLA COMMENDA MATTINO DEL 10 GIUGNO 2007
7
Città di Vicenza



la [vostra] opera lascerà il segno
MARIO RIGONI STERN

portfolio PERFORMANCE FINALE
NOTTE DEI 100 GIORNI 16/17 SETTEMBRE 2007

 
52a Biennale di Venezia



un'opera sublime, storica
LUCREZIA DE DOMIZIO DURINI

BACCHIGLIONE 20hSETTING
portfolio APPARIZIONE/INSTALLAZIONE DEL 18 NOVEMBRE 2007
FIACCOLATA IN RICORDO DEL BOMBARDAMENTO DI VICENZA DEL 18 NOVEMBRE 1944

Argine Bacchiglione - MAI PIU' VITTIME DI GUERRA




<< Vicenza in America - America a Vicenza >>

NEW PROJECT AMERICA?
Prologo a VENEZIA nell'ambito del SALONE DELL'EDITORIA DI PACE
5-9/12/2008
Un'esposizione a due canali mette in collegamento THE WANDERING CEMETERY con le azioni dei VETERANS FOR PEACE americani.
Nelle calli che portano al Patronato dei Frari alcune immagini della  nuova apparizione-installazione.
In quale metropoli americana transiterà THE WANDERING CEMETERY?

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HEAR THE WAY YOU LOOK – THINK THE WAY YOU WALK
THE WANDERING CEMETERY
INTRUDES INTO THE CITY
A LIVING SCULPTURE – UNA SCULTURA SOCIALE
Night descent into the city by way of symbols and thoughts, tens of thousands of dead rise from the Veneto Alpine plateaux
conceived and directed by Alberto Peruffo

[52nd International Art Exhibition La Biennale di Venezia – City of Vicenza 2007]

Narrative synthesis
Strange premonitions rise from the Veneto plain. The air is unbreathable. The urban network phagocytizes the human network. Bases of death eradicate the foundations of life. The dead of the plateaux - tens and tens of thousands of manifold nationalities - awaken. They want to come down, so they wonder. They want to know how the living behave, so they pass by them at night. They bear witness and they leave what it is left for us from them, and for them from us: silence.

Synopsis
The work appeared for the first time in the heart of Vicenza the night between June 9 and 10, 2007: 400 white wooden crosses carried by as many people wearing a green t-shirt representing a green meadow, slid silently during the night, under the eyes of shocked passer-byes. The next morning the drivers of Highway Milano-Venezia found a dead geometrical cemetery laid down on one of the hills symbol of the city. Together with the deep meaning of the work – we are invited to the pursuit of meaning through the strongest word, silence - the author underlines the extraordinary technical aspect of the composition: the setting up of a network of networks of people who are highly involved in reaching the great artistic and civil goals of the work. The work is formally open and appears under many diverse expressions: its appearances happen in non-defined or final places, as it happened in the first place. At the 52nd International Art Exhibition La Biennale di Venezia the appearance and the happening of the work during the Beuys event by Lucrezia De Domizio Durini were striking: a variation of the work set ashore in Spazio Thetis after the circumnavigation of the Cemetery of Venice. It is therefore a nomadic work, not permanent and not apt to merchandizing.

Leggi la
LETTERA D'INVITO ALL'OPERA



09/10/2007
AFTER THE WANDERING CEMETERY


FRONTEdellaCULTURA
the end if we don't stand up for


primaLINEA  >> Questione Nuova Base Militare a Vicenza
e inconciliabilità con il Patrimonio Mondiale UNESCO




18/09/2007
DOCUMENTI DI APPROFONDIMENTO OPERA E ISTANZA

Leggi la
LETTERA D'INVITO ALL'OPERA
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Clicca sul logo per scaricare + COMUNICATO UN'OPERA D'ARTE SEGUITA DALLA QUESTURA - performance finale Evento Beuys Biennale 15/09/2007 + PRESENTAZIONE OPERA  e LETTURA ISTANZA di Alberto Peruffo e Nicola Brugnolo, Festival NO DAL MOLIN 09/09/2007
Clicca sul logo per scaricare + COMUNICATO MARIO RIGONI STERN firma VICENZA FUORI DALL'UNESCO 13/09/2007 Clicca sul logo per scaricare + INTERVENTO/APPROFONDIMENTO di Alberto Peruffo e Maurizio Mazzetto, Spazio Thetis, Biennale di Venezia 1° settembre 2007
Clicca sul logo per scaricare + SCHEDA OPERA con dettagli prima apparizione [Vicenza] e prima riproduzione [Venezia] Clicca sul logo per scaricare + il modulo cartaceo ISTANZA UNESCO 10 FIRME, da stampare e inviare via posta ordinaria

Clicca sul logo per scaricare + la lettera che annuncia l'azione VICENZA OUT OF UNESCO ACTION PARTY
(pubblicata dal Giornale di Vicenza... 1 mese 1/2 dopo a seguito nostra azione
a Palazzo Trissino: v. comunicato 13/09/2007)

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30/08/2007
ALCUNI FRAME DEL VIDEO
THE WANDERING CEMETERY INTRUDES INTO THE CITY

Siamo pronti per SETTEMBRE
in concomitanza con la presentazione alla BIENNALE DI VENEZIA del 1° settembre
SPAZIO THETIS fermata BACINI
[ritrovo ore 9 e ore 14 presso il piazzale della Chiesa di San Pietro a Montecchio per i partecipanti della scultura]
e della serata evento del 16, sempre allo Spazio Thetis
[ci è stato chiesto una performance speciale del Cemetery come momento clou della notte che chiuderà l'EVENTO BEUYS]
e del NO DAL MOLIN FESTIVAL - 6 <9> 16 settembre
[dove faremo un'installazione molto articolata - link diretto al programma >>> ]

presenteremo
una nuova azione indipendente dall'OPERA, ma che abbiamo deciso di associare ad essa per dare maggiore forza ad entrambe
siamo infatti pronti per diffondere un'importante ISTANZA UNESCO su VICENZA, la città che ha ispirato e ospitato l'opera


clickUP per aprire il PDF volantino e leggere l'ISTANZA a pag. 2

creare un corto circuito comporta sempre dei rischi
ma questo lo si fa con la convinzione che porti del bene a qualcuno o a qualcosa
come la nostra città

senza dubbio ISTANZA e OPERA, azioni indipendenti, nascono dalla stesso disagio urbanistico/sociale
e dallo stesso autore

l'arte deve invitare a una ricerca di senso, tuttavia non possiamo non considerare le implicazioni e i significati in cui nasce, si sviluppa e muore un'opera
i significati e le implicazioni sono un valore aggiunto, spesso rischioso e scomodo per chi non condivide la funzione civile dell'arte
l'arte per l'arte non si addice alla nostra opera
piuttosto l'arte per il sé, per la ricerca di sé
e il se stesso, noi, voi, tutti, viviamo e agiamo sempre in qualcosa che è altro da noi, società, ambiente o altro
la nostra opera nasce dall'ambiente, guardandoci attorno, e là finisce, non certo da/in una fisima mentale

THE WANDERING CEMETERY è un'opera civile
un'azione in un ambiente reale
non una finzione
o l'azione che crea un artefatto, l'opera d'arte classicamente intesa
la nostra opera è stata un'apparizione
un'opera non permanente

le successive espressioni saranno rappresentazioni
necessarie e civili quanto l'apparizione
ma meno reali e serviranno per documentare e dare forza alla prima

prossimamente su questa pagina pubblicheremo
+ un PRIMO TRAILER del CORTOMETRAGGIO
+ la lettera che annuncia l'azione VICENZA OUT OF UNESCO ACTION PARTY (ancora non pubblicata dal Giornale di Vicenza...)
+ il modulo cartaceo formato word, scaricabile e firmabile, dell'ISTANZA UNESCO

riportiamo sotto in anteprima
il manifesto che annuncia l'associazione delle due azioni per i prossimi appuntamenti


clickUP per aprire il PDF manifesto VICENZA OUT OF UNESCO ACTION PARTY

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20/07/2007
prime foto dell'APPARIZIONE in città e dell'INSTALLAZIONE sul Colle della Commenda - VICENZA
primi video dal 20 luglio, giorno di presentazione dell'opera allo Spazio Thetis - Biennale di Venezia 2007
INSTALLAZIONE finale in Biennale: 1° settembre
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SENTIRE COME CHI GUARDA - PENSARE COME CHI CAMMINA

THE WANDERING CEMETERY
A LIVING SCULPTURE - UNA SCULTURA SOCIALE
discesa notturna in città, mediante simboli e pensieri, di decine di migliaia di morti dagli altipiani veneti













concepita e diretta da ALBERTO PERUFFO

        1ST APPARITION                               1ST  DISJUNCTION  
  Città di Vicenza June 2007            52a Biennale di Venezia

 

09/06/2007 >> Intervista del Giornale di Vicenza [non pubblicata/capitozzata dal Giornale stesso]
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1) Quando e come è nato il progetto “THE WANDERING CEMETERY. Sentire come chi guarda – pensare come chi cammina”?

La genesi è ramificata, nello spazio e nel tempo, ed è perciò difficile da spiegare in poche parole. In sintesi, e per sommi capi, l’opera pesca nel vissuto mio e della collettività vicentina. Conosco molto bene le nostre montagne, la loro storia e i cimiteri di guerra sparsi negli altipiani. Queste visioni, specie nelle mie frequentazioni invernali, nel silenzio più assoluto, di migliaia di giovani morti per niente, soprattutto alla luce dei fatti che accadono oggi ai piedi delle montagne, nella pianura vicentina, dove l’aria e le idee sono irrespirabili, hanno sempre provocato in me forte turbamento, un misto di commozione e rabbia. La scintilla invece, la visione finale, è emersa d’incanto mentre partecipavo in silenzio, estasiato dalla musica dub e suoi derivati (ne sono un cultore e mi sono piazzato dietro a due potentissime casse) durante il corteo contro il Dal Molin del 17 febbraio. Ho visto emergere un cimitero silenzioso che cammina con una potenza simbolica mille volte superiore a qualsiasi rumore e parola.

2) Deriva dunque da una lettura sociale il significato di “scultura sociale”, termine tecnico con cui lei presenta l’opera?

Infatti. La parola sociale ha qui proprio questa larga e complessa accezione, non solo di insieme di persone. Sociale in quanto l’opera è un opera di impegno civile. Sociale dunque nel senso di Beuys (l’artista che ci ha aperto la Biennale): come vediamo e diamo forma al mondo in cui viviamo. Non è quindi una scultura individuale, un semplice oggetto d’arte. Trovo poco creativa - vergognosa è termine retorico - l’indifferenza di molta parte del mondo dell’arte e della cultura vicentina verso la deriva socio-ambientale che ci sta devastando, senza considerare l’indifferenza congenita alla vicentinità in generale, specie negli ultimi vent’anni. Non parlo dei politici, la maggior parte dei quali sono un gradino superiore all’indifferenza. L’hanno sostituita con la sublimazione di questo deformante non-sentimento: la compiacenza. Ecco, viviamo in un luogo senza memoria, senza cultura e senza coraggio. Volevo dare un forte segnale d’impegno da parte degli artisti vicentini contro le nefandezze di questi ultimi anni. Ho pensato quindi di chiamare a testimoniare chi non c’è più e che ha già sacrificato, a quanto pare inutilmente, la propria vita per il bene della collettività. Quanti di noi, ultime generazioni, sanno che le nostre montagne accolgono centinaia di migliaia di giovani morti durante le due guerre mondiali? Un’ecatombe di follia voluta dai governanti del tempo. Così, per portare a testimoniare chi non può più parlare ho concepito un’opera d’arte, sociale, la cui principale forma non è l’oggetto classico dell’opera d’arte, ma un passaggio, un concetto, un’idea che non ha confini di linguaggio, riproducibile in ogni città, e la cui tecnica è la rete di persone. Una rete di reti. Una scultura sulle persone. Una scultura vivente, fatta di relazioni. Un’armata di arte e creatività per disarmare coloro che vogliono trapiantare semi di morte nelle nostre terre e nelle nostre menti. “Basi di morte sradicano fondamenti di vita” scrivevo nella presentazione dell’opera alla curatrice della Biennale.

3) Sembra quindi che siano previste anche altre forme di quest’opera d’arte e quindi molteplici letture?

Sì. La prima forma è un’apparizione. Un apparizione notturna in centro città. Dopo di che approderemo in Biennale di Venezia con una video installazione. Ma l’opera è soprattutto un’opera aperta dove parteciperanno diversi artisti giunti da tutto il Nord d’Italia e non solo. Per citare gli antipodi alpini daranno il loro contributo artisti e persone da Aosta fino a Lubjiana. Volevamo anche lasciare l’installazione del cimitero, per breve tempo, in Campo Marzio. Sarebbe stato bellissimo. La mattina la città si sarebbe risvegliata con una presenza estranea. Un monito. Un recupero di memoria. Ma il Comune non ha voluto. E pensare che opere d’arte oscene appaiono in diversi parchi pubblici italiani. Qui è forse la sensibilità “oscena” (che oscura la scena e “crea cattivi presagi”) di certi amministratori che vieta l’installazione di opere discrete, silenziose e anche, io credo, molto suggestive e poetiche, considerando la bellezza dell’ubicazione. D’altra parte il Sindaco voleva vietarmi pure il passaggio in città. Mi ha inviato una lettera talmente geniale, per “absurdum” (qui rimando ancora all’etimo), che non so come ringraziarlo per avermi offerto il migliore spunto per aprire la versione in Biennale, nonché teatrale dell’opera. La sua lettura è stata estrema. La sua coscienza, il suo vissuto, hanno probabilmente prodotto questi pensieri: io ritengo opportuno di non accogliere l’autorizzazione dell’opera “anche” perché potrebbe creare un binomio indissolubile “Vicenza-Città cimitero”, ossia città di morte. Figuriamoci! E’ la vita che io voglio esaltare. Altri, invece, come il vice-sindaco e il questore, hanno dimostrato sensibilità e grande apertura.

4) Quali altri letture si può dunque dare a quest’opera. Nella sua “lettera invito” si legge che avrebbe indicato brevi tracce?

In realtà le letture che ho sentito in questi giorni sono state moltissime e diverse. Alcune davvero estreme, come quelle del Sindaco, altre di natura politica, come la questione Dal Molin, quasi avesse fatto risvegliare i morti… Perfino la questione Provincia di Trento e Altipiano d’Asiago è emersa, quasi una transumanza dei morti verso la città capoluogo di origine. Bene. Io con quest’opera voglio invitare tutti a una ricerca di senso, ad un risveglio delle coscienze, di ciò che è morto dentro di noi. Poi ognuno leggerà a proprio modo e metterà i propri significati. Addirittura il 20 luglio in Biennale ci sarà una conferenza allo Spazio Thetis in Arsenale per tirare fuori i significati di quest’opera, coordinata da illustri critici d’arte e avrò come mio interlocutore Don Maurizio Mazzetto, il parroco di Rovegliana, persona di grande cultura e pensiero. Un uomo coraggioso.
Le mie tracce? Sì, le potrei dare, specie per quelle persone che potrebbero insorgere di fronte a certe mie posizioni. Ad esempio mi piacerebbe che Prodi e Berlusconi, la sinistra e la destra, con Bush al centro, e tutti i loro colossali entourage, si sedessero in una sala cinematografica, silenziosa, mentre proiettano “The Wandering Cemetery” e, ad un certo punto, diffusori ad alta qualità mandassero in onda la profonda composizione del 1991 di Franco Battiato, “Povera Patria”. In questa canzone c’è una delle chiavi di lettura alla mia opera. Altrimenti, molto più facile da fare, inviterei costoro a leggersi dal capoverso 5, capitolo 12, di “L’anno della vittoria” di Mario Rigoni Stern, fino alla frase con la parola “madri”. Una ventina di righe che possono segnare una vita. Non certo delle persone sopra citate. Un ulteriore percorso di approfondimento e riflessione è l’importante libro “Passato Presente” di Claudio Rigon sui cimiteri dell’Altipiano di Asiago.

5) Parteciperanno anche artisti famosi ed intellettuali?

Sì, anche se non vedo cosa possa cambiare nel messaggio dell’opera rispetto alla partecipazione delle persone che non sono famose ma sono profondamente motivate. Certamente il contributo di artisti, famosi e non, porterà ricchezza di linguaggio e contenuti in un’opera che è aperta, e di cui è difficile prevederne gli sviluppi. Ad esempio, una persona molto intelligente è rimasta colpita dalla mia frase “il tessuto urbano fagocita il tessuto umano” e mi ha mosso qualche perplessità di ordine filosofico, non intuendo che è proprio l’uomo, con il suo prodotto e la sua ragione, che fagocita se stesso: una perdita di controllo sotto tutti gli aspetti, da quello politico a quello individuale. Ecco, a me la parola intellettuale non è mai piaciuta. E ho le mie profonde ragioni. Posso dire invece che l’opera vedrà coinvolte molte persone di pensiero, non solo vicentine. Persone di pensiero che tuttavia camminano, che danno respiro e concretezza a ciò che gli passa per la testa.

6) Ultima cosa. Il silenzio risulta essere uno dei punti focali di tale opera: a cosa è dovuta tale scelta?

Direi che il silenzio, attivo, presente, che vigila ed è pronto a sollevare un boato di ribellione, di “stand up for” di fronte a certi fatti, dice più di ogni parola. E’ un silenzio gravido. Basta sapere ascoltarlo. Specie in notti come queste, squarciate dal dolore, anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia, anno 1940. Ed è per questo, che dopo tutto ciò, è meglio che anch’io ritorni al silenzio. Almeno per un po’. Ci vediamo il 20 luglio e il 1° settembre in Biennale.

Alberto Peruffo, 9 giugno 2007
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26/05/2007 >> Lettera di invito all’opera
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SENTIRE COME CHI GUARDA - PENSARE COME CHI CAMMINA
THE WANDERING CEMETERY
discesa notturna in città, mediante simboli e pensieri, di decine di migliaia di morti dagli altipiani veneti

[52a Biennale di Venezia - Città di Vicenza 2007]

Sintesi narrativa dell’opera:
Strani presagi si alzano dalla pianura veneta. L’aria è irrespirabile. Il tessuto urbano fagocita il tessuto umano. I morti degli altipiani, decine e decine di migliaia, di molteplici nazionalità, si svegliano. Decidono di scendere. Indagano. Vogliono sapere come agiscono i vivi. Passano tra loro, di notte. Testimoniano e lasciano ciò che resta per noi, di loro, e per loro, di noi: il silenzio.


Gentile amica, caro amico,

penso che mai prima d’ora ti sia giunto un invito del genere, un invito talmente raro che pure io stesso, che scrivo, mi domando se le parole che seguono siano le migliori per renderlo efficace e irrinunciabile. Come si fa ad invitare un amico o un amico di un amico ad un evento che non è mai stato concepito e quand’anche lo fosse stato la realizzazione sembra più materia di sogno che di apparizione reale?
In realtà ciò a cui vorrei invitarti è proprio ad un’apparizione. Mi viene in mente il curioso verso di W.B. Yeats [Fifteen apparitions have I seen; the worst a coat upon a coat-hanger] tradotto da Luigi Meneghello [Apparisión mi ghin’o viste cuìndase, la pèso de ste cuìndase, un paletò, picà-via su n’atacapani]. Questa volta però non si tratta di un semplice inanimato cappotto, ma di un altro simbolo irto di significati che tu, io, e 400 altre persone [tanti sono gli invitati] avremo il compito di animare attraverso un comune cammino.
Un cammino di 400 persone che porterà su di sé simboli e pensieri di decine e decine di migliaia di uomini che non possono più parlare né camminare, confinati, neppure per sempre, tra gli angusti limiti di un cimitero. Un cimitero non voluto. Uomini a cui si vorrebbe dar voce mediante l’unica non-parola che gli è concesso pronunciare: il silenzio. Il silenzio che spesso è cancellato, calpestato, non ricordato né rispettato dal rumore che circonda ogni giorno le nostre vite e le nostre città. Il silenzio, ovvero la testimonianza più forte e universale che i morti lasciano ai posteri. I morti che non hanno avuto la possibilità di scegliere e parlare.
Ho pensato di concepire un’opera d’arte che, a prescindere dalle incontrollabili letture e relative conseguenze, scuota lo spettatore, dentro e fuori dall’opera, verso una ricerca di senso e lasci aperto a una molteplicità di significati, interpretazioni, che non è mio compito indicare, almeno in un primo momento e se non per brevi tracce.

Affascinato/turbato per conoscenza diretta dai cimiteri di guerra delle nostre montagne che accolgono migliaia di morti, ottantamila [80.000!] solo l’Altipiano di Asiago, consapevole come ognuno di noi degli strani presagi che si alzano dalla pianura veneta, densa di aria e di idee irrespirabili, ho pensato di chiedere aiuto mediante suggestioni/simboli/pensieri a coloro che se potessero scendere e dimostrare le ragioni della loro morte non esiterebbero a convertire la loro più forte non-parola, il silenzio, con ciò che ne è l’antidoto naturale, l’urlo di disperazione.
I morti non sperano più, ma i vivi sì.
Nasce così l’idea di creare una scultura sociale, una rete di persone, che s’impossessa rispettosamente dei simboli di quei morti, le croci, e porti nel cuore della città la loro presenza/testimonianza mentre la città stessa dorme il suo sonno apparentemente tranquillo, sornione, ristoratore solo per le ore della notte dove si spera che l’oblio del riposo lavi le turbe del quotidiano risveglio.
Una rete di persone/simboli in cammino.
Quando mai nella nostra vita abbiamo visto un cimitero camminare? A suggellare l’importanza “demiurgica” del cammino per dare vita e flusso di coscienza a ciò che non ne ha, quasi a risvegliare l’azione concreta rispetto all’immobilismo astratto a cui spesso sono cristallizzati i nostri pensieri, ho scelto un verso di Alberto Caeiro, “il guardiano di greggi”, eteronimo di Fernando Pessoa, uomo molteplice come la molteplicità degli artisti e amici che mi accompagneranno in quest’opera. Un invito quindi “a sentire come chi guarda” e a “pensare come chi cammina”. Un invito a portare il proprio singolare contributo per costruire l’armonia imprevedibile dei molti.

Perché partecipare? Perché, in quanto prima apparizione, è un fatto irripetibile. Perché l’idea dell’opera non finisce qua. Alla prima apparizione, che sarà come un set cinematografico in centro a Vicenza, seguirà la prima rappresentazione in Biennale di Venezia, la più importante kermesse internazionale per l’arte contemporanea, alla quale potrai partecipare e visitare. Rappresentazione che avverrà mediante un’innovativa installazione video che poi girerà per molti altri contesti e festival. Perché capiteranno altre poche occasioni di trovarsi all’interno di un’opera d’arte che tenta di sviluppare nuovi linguaggi. Perché essere parte attiva di una rete di persone è sempre una ricchezza non prevedibile a priori. La rete stessa è anzi, tecnicamente parlando, la vera opera d’arte. Una rete di reti. Uno straordinario concerto di persone e singolarità artistiche. Infine, perché forse un giorno sarà bello avere ricordo di questa follia, una follia sui generis, poiché è meditata, mirata, voluta e che potrebbe servire da antidoto alla vera follia del nostro tempo.

Joseph Beuys, al quale si vuole dedicare quest’opera con lo striscione che aprirà la strada alla nostra scultura sociale, diceva: RENDERE LE PERSONE LIBERE E’ LO SCOPO DELL’ARTE. Proviamoci.

Ti aspetto
Un caro saluto

Alberto Peruffo

PS: per partecipare contatta la persona che ti ha consegnato questo invito. Abbiamo creato dei gruppi di raccolta con responsabile una persona di riferimento per ogni gruppo. A questa dovrai rivolgerti per avere qualsiasi chiarimento e per confermare l’adesione. Dettagli sintetici dell’opera a seguire.


DETTAGLI OPERA

Prima apparizione: una notte di giugno nel centro storico di Vicenza
Prima riproduzione: 52a Biennale di Venezia 2007 durante l’evento “Joseph Beuys. Difesa della Natura. The Living Sculpture. Kassel 1977-Venezia 2007” a cura di Lucrezia De Domizio Durini

Composizione opera in città:
450 persone
400 croci in legno bianco
400 shirts serigrafate verdi + 50 rosse/nere/grigie
6 video operatori esterni + ad libitum all’interno del corteo
4 fotografi esterni
2 videoproiettori portatili a batteria
12 striscioni [titoli di testa e coda, come un film, ma con frames/clips fatti di persone reali, in cammino]

Composizione opera in Biennale:
Videoinstallazione [max 15 min + loop ]
4 schermi [recinto di croci]
4 videoproiettori
1 sound system [voci e rumori re-mix F.A.A.]
2 voci dal vivo [l’autore stesso + attore] o registrata in loop [playback voci]

Durata opera in città:
due ore, la sera di sabato 9 giugno con ritrovo presso il Patronato Leone XIII, Contrà Vittorio Veneto 1 [ore 22:00, dove si svolgerà un pre-serata. Si consiglia di parcheggiare nei pressi del punto di arrivo o nei diversi parcheggi del centro vicini al Patronato. Eventuale parcheggio interno, seppure limitato, a disposizione]. Partenza a mezzanotte circa, con un percorso attraverso i luoghi simbolo di Vicenza [Corso Palladio, Piazza dei Signori, Porta Castello, Campo Marzio]. Durata del percorso 1 ora e 30 min, in assoluto silenzio e rispetto del sonno della città, con arrivo in Campo Marzio.

Modalità esposizione opera in Biennale e altri contesti:
presentazione e discussione dell’opera mediante conferenza e prima rappresentazione video a inizio Biennale [20 luglio]. Installazione dell’opera e rappresentazione definitiva 1° settembre presso lo Spazio Thetis in Arsenale.

Prodotto da: Fattoria Artistica Antersass e Alberto Peruffo Community sotto l’egida di Lucrezia De Domizio Durini per la Biennale di Venezia 2007.
 

 

concepita e diretta da
ALBERTO PERUFFO

contributi audio-video-photo-testi-works
VALERIO FOLCO
MARCO SEGATO
MICHELE ROMIO
LINO BRUGNOLO
EDOARDO EGANO
LUIGINO PERUFFO
LORENZO MENATO
LUCA ANDOLFATTO
ROBERTA VAROTTO
NICOLA BRUGNOLO
MASSIMO GUDERZO
GIUSEPPE CAMERRA
ALFREDO MECENERO
GIANLUGI CANNELLA
MAURIZIO ROSSETTO
MAURIZIO MAZZETTO
PIERLUIGI DE GRANDI
ROSA MARIA PLEVANO
MAURIZIO CAMPOSEO
LEONARDO TOMMASIN
LORENZO LIVIO SGREVA
VALENTINO MAZZOCCO
ALESSANDRO PIANALTO
ANTONELLO ROMANAZZI
ALESSANDRO COLOMBARA
[]
[]         []
OTHERS ARE COMING

UNO SPECIALE RINGRAZIAMENTO A TUTTI I PARTECIPANTI
alla rete di reti
 

Fattoria Artistica Antersass

copyright © 2007 
Antersass Produzioni SAS
all rights reserved

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