Maurizio Camposeo

 

 

Galleria

Collezione pakistana, autunno-primavera 2001-2002

Quando la pittura è veramente viva, espressione dell'autore, aperta alla continuità flessibile di uno spazio senza rotture, alla fluidità della durata nel suo corso e non immobilizzata nei suoi istanti, allora l'opera che ne deriva è frutto di capacità e di predisposizione di artista.
I quadri di Maurizio Camposeo rispondono a tale concezione interpretativa e ne individuano l'essenza. La tecnica della veduta a tutto campo, senza confini, costituisce un esempio di materia dipinta, interamente omogenea, organizzata, come una volta il mosaico, sul l'unità regolabile di un primo elemento di base che è un elemento di trama e, nello stesso tempo, un elemento di sensazione. Nelle opere di questo pittore è realizzata la pienezza del paesaggio in un'armonia di assieme; gli stessi colori sobri ed equilibrati non si confondano tra loro ma suggeriscono e sottolineano piani e orizzonti diversi. Ma vi è di più nelle opere di Maurizio Camposeo: l'ordine e la chiarezza della composizione, come se ogni linea tracciata dovesse avere, per forza, un funzione costruttrice del disegno. Succede, allora, che le linee sfuggenti delle superfici concentrano l'attenzione e non la distolgono, attratti da una visione che è miraggio allo stato naturale e non capacità istrionica di artista. La pennellata è sottile e fluida, di una morbidezza e libertà da acquarello, capace di staccare piani e immagini successive, intensificate spesso dal tono del colore: il verde, il rosa sfumato, l'azzurro del cielo che segnano orizzonti a portata di mano e, al contempo, sviluppano artificialmente un infinito immaginario. Benché la profondità sia ridotta per lasciare al colore la sua azione e la sua evidenza, sussistono ancora tracce di prospettiva aerea ed anche di prospettiva lineare, indicazione di linee in fuga, accenti vieppiù pressanti e numerosi nello sfondo che in primo piano.
In questa composizione la disparità tecnica, lungi dal disturbare, determina una freschezza inventiva e lirica del tutto nuova. Non esiste più gerarchia tra le prime immagini e quelle più lontane, divenute elementi autonomi e concertati, che si sviluppano da loro stessi ma si integrano al ritmo di assieme, grazie ad una sequenza di piani ispirati. Il colore stesso, controllato in una differenziata espansione, definisce il punto di partenza per un nuovo orientamento pittorico. Orientamento che nel riproporre le sfumature, riesce a smorzare la gamma dei colori, senza che ne abbia scapito la luminosità. Perché l'irraggiamento del colore è dovuto, oltre alla sua intensità sulla tavolozza, all'ordine studiato sulla tela e agli scambi che incessantemente avvengono tra i vari toni e tra i toni e l'unità della superficie circostante.
Ma la capacità di dipingere di Maurizio Camposeo non si ferma qui: egli aggiunge sempre un frangia di espansione personale che, nel disegno, nel colore, nel modo di concepire e utilizzare l'uno e l'altro in un ritmo sintetico e sfavillante, porta a sdoppiare e prolungare, in una strana concezione visiva, la realtà delle cose che propone.

Anna Luisa Benvenuto

Collezione pakistana, autunno-primavera 2001-2002
(versione all browsers)

 

__________

Le “Montagne Essenziali” di Maurizio Camposeo

Collezione tibetana, primavera-estate 2003

Le montagne di Maurizio Camposeo nascono da uno sguardo essenziale ed onirico su realtà che io ho vissuto, attraversato, fotografato, raccontato all'amico pittore vicentino. Non prevedibile era l'esito dei miei due ultimi viaggi sulle grandi montagne del mondo tra gli assolati altipiani tibetani e le brulle montagne dell'estremo Pakistan settentrionale. Ancora meno prevedibile è stato l'esito delle mie esperienze metabolizzate dagli occhi di un artista che fu fortemente figurativo negli anni della formazione, ma che mi affascinò per aver spazzato via dalla sua pittura ogni figura e concentrarsi sulla ricerca del colore. Era nel mezzo del suo percorso. Là vidi per la prima volta il barlume di una forza espressiva non comune. Mancava tuttavia un soggetto, una strada singolare, tutta sua, un sentiero costruito faticosamente, una montagna da scalare affinché le capacità artistiche di Maurizio potessero trovare la giusta direzione. Fu un caso, come lo fu il nostro incontro molti anni fa, che la sua ricerca sul colore abbandonasse direzioni conosciute per appropriarsi senza mezzi termini (le figure consuete che oramai stancano gli occhi di noi avveduti viaggiatori) di ciò che agli attenti ascoltatori dei tuoi viaggi vorresti sottolineare come inenarrabile, non descrivibile con parole, fotografie, illustrazioni, figure.
E' straordinaria l'operazione pittorica eseguita da Camposeo sulle “mie” montagne. Ha tolto ogni orpello descrittivo, figurativo, ogni fiume di prosa e particolari per lasciarle immerse nella più scarna ed essenziale poesia fatta di luce, linee e colori. Elegantissime fusioni-delimitazioni policromatiche - con vaghi accenni surreali, simbolici - che invitano lo spettatore a una contemplazione libera dello spazio, a uno stupore che altro non è l'originaria meraviglia, il mirare dall'alto, il lasciarsi imprimere dalla meraviglia, origine e fondamento del mio alpinismo.
Con ammirato sguardo ritorno a contemplare le “mie” montagne metabolizzate e liberate dalla pittura, certo che il pittore Maurizio Camposeo non abbandonerà di re-inventare - con nuova luce e partendo dalla realtà - le “sue”, un tempo “mie”, ora “nostre” montagne essenziali.

Alberto Peruffo
alpinista e direttore di INTRAISASS
Rivista di letteratura, alpinismo e arti visive.

Collezione tibetana, primavera-estate 2003

Home page

 

 

 copyright©
Antersass Casa Editrice