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 la recensione letteraria di intra i sass 

marocco

Titolo: Cime di guerra
Autore: Mario Casella

Pagg. 137
con foto a colori
Collana: “Le tracce”
Editore: Cda & Vivalda, Torino, aprile 2004
Prezzo: € 17,00

 

Cime di guerra  recensione di Mauro Mazzetti

Il Garsherbrum 4 non ha dignità di Ottomila perché rende pochi metri al confine che assicura celebrità e fama; eppure ci suggerisce pensieri e concetti di grande importanza e di significativa valenza, propri dei “giganti della montagna”.
In questa prospettiva, la chiave di lettura del volume si presta a due diversi, a volte sovrapposti, piani narrativi.

Cominciamo con il primo, quello più usuale e forse ovvio per un libro di montagna, che racconta una storia – o meglio un'esperienza – alpinistica modellata nell'impronta e nel solco di un'attenta e riverente rivisitazione storica.
Per il gruppo italo-svizzero (in verità più svizzero che italiano), sembra naturale concepire l'idea di ripercorrere le tracce della spedizione che nel 1958 salì per la prima volta sulla vetta di questo quasi-ottomila. Allora il capo spedizione fu Riccardo Cassin, reduce dalla delusione patita quattro anni prima con l'esclusione dall' “esercito K2”; assieme a lui un altro che sul K2 avrebbe molto detto ed ancor di più scritto – ossia Bonatti, compagno di Carlo Mauri sulla vetta del G4, ascensione che vide protagonista anche il forte dolomitista Bepi De Francesch.
Mario Casella incontra i protagonisti superstiti e ne raccoglie emozioni ed impressioni, che vengono assimilate e rilasciate nel corso della narrazione, come un robusto supporto di idee a sostegno del progetto. E non importa come vada a finire, che la spedizione non raggiunga la vetta per il maltempo, vanificando sforzi organizzativi ed impegno costante. L'importante è esserci stati.

Il secondo piano narrativo si discosta di gran lunga dall'usuale racconto di ascensione, il recit d'ascension che tanto piaceva e piace ai lettori di questa particolare nicchia letteraria. L'autore compie un passo avanti sulla “via della conoscenza” personale, aggiungendo tasselli di vita vissuta personalmente ad un rompicapo etnico prima ancora che storico. Dapprima vissuto solo anodinamente attraverso i reportages degli inviati ed i notiziari di informazione, il conflitto fra India e Pakistan entra con prepotenza nelle vite dei componenti la spedizione, marcandone indelebilmente comportamenti ed atteggiamenti. Ma non solo. Forse parente di Marco Polo e dei grandi viaggiatori culturali, Casella non si limita a registrare fatti ed avvenimenti, ma cerca di inquadrarli in una dimensione umana, prima ancora che alpinistica, quasi come se il vero scopo di questo libro non fosse raccontare di una salita, quanto piuttosto di fornire spunti e squarci di una situazione politicamente e socialmente a rischio.
Gli storici direbbero “contestualizzare”; per il lettore cosiddetto medio si potrebbe tradurre con “partecipare”, termine sicuramente impreciso e non rigoroso dal punto di vista storico, ma forse più adatto a cogliere lo spirito del libro ed a rappresentarne lo scopo.

Mauro Mazzetti
Genova, agosto 2004
 

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